In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.
Commento
“Erano circa le quattro del pomeriggio”. Non è insolito trovare nei Vangeli la collocazione temporale di alcuni avvenimenti. Mi viene subito in mente quel “erano circa le tre del pomeriggio” del Venerdì Santo. Perché gli evangelisti mettono in evidenza un orario? Non ho certo una risposta teologica, ma mi piace pensare che con questa attenzione vogliano invitarmi a soffermarmi su quanto sta avvenendo. Questo è il racconto di una chiamata, di un invito che Gesù fa a due uomini che fino a quel momento non lo conoscevano, ma che poi decisero di seguirlo; “erano circa le quattro del pomeriggio” di un giorno qualunque, nella vita di due persone come noi alle quali quell’incontro cambiò la vita. Un momento importante, da imprimere nel cuore, come avviene per un evento significativo che abbiamo vissuto e che rimane indelebile, tanto da ricordarlo spesso… in quella data, a quell’ora è successo che… è un farne memoria che lo rinnova e lo rende vivo! Ma non è tutto: in quel “abbiamo trovato il Messia” leggo il desiderio di comunicare ad altri la gioia di quanto è accaduto; Andrea va da suo fratello, perché le gioie si condividono per primi con le persone che fanno parte della nostra vita. Penso allora a quando ci accade una cosa bella e non vediamo l’ora di raccontarla a qualcuno che ci sta a cuore, “non stiamo più nella pelle” e sentiamo l’urgenza di condividerla. Allora mi chiedo: sono capace di riconoscere e ricordare con gioia e gratitudine ciò che di bello ho vissuto?
Oggi riporto alla mente un evento bello della mia vita e provo a condividerlo con una persona a cui voglio bene.
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