In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Commento
“Mi ascolti quando parlo?”: quante volte ci siamo sentiti rivolgere queste parole o siamo stati noi a rivolgerle a chi ci stava di fronte! E non stiamo parlando solo di percezione acustica, ma di relazione. Così fa Dio con noi invitandoci all’ascolto: “Shemà Israel – Ascolta Israele”, un incipit continuamente riproposto nella Bibbia al punto che San Paolo affermerà che «la fede viene dall’ascolto» (Rm 10,17). Shemà, ascolta, ricordati, non dimenticare, tienilo legato al polso, mettilo come sigillo sul cuore... Fa tenerezza un Dio che chiede: «Ascoltami, per favore». Amare Dio è ascoltarlo. E così fa Dio con noi: ama me, ama te e per questo ci rivolge ogni giorno la Sua Parola e Lui stesso “tende l’orecchio” per ascoltarci. Quante volte invece noi, al contrario, tendiamo a fuggire la relazione, a voltargli le spalle fino a chiudere le orecchie per non dover ascoltare. Il Signore oggi ci invita ancora a sintonizzare il nostro cuore, perché lì sta la vera sede dell’ascolto, come diceva Sant’Agostino: «Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore». Solo facendo attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo, a come ascoltiamo, possiamo crescere nell’arte di comunicare, perché è «la capacità del cuore che rende possibile la prossimità» (EG, 171). “Amerai…” ci dice anche il secondo comandamento: un verbo al futuro, a indicare una storia infinita, perché senza l’amore non c’è futuro, senza amore c’è solo distruzione, incapacità di vedere nell’altro, chiunque esso sia, mio fratello, immagine e somiglianza di Dio. Ascolta! Ama! Quanto sono disposta ad accogliere l’invito del Signore?
Durante la giornata farò risuonare nel mio cuore queste parole: “Signore, concedimi un cuore che ascolta”.
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