In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Commento
Il tema tipico del carnevale è il sovvertimento dell’ordine, in contrapposizione al periodo quaresimale che ne è la restaurazione. Infatti come recita la canzone “Sottosopra” all’inizio de “Il gobbo di Notre-dame”, “oggi la follia diventa un ordine”. Un po’ come i re che venivano scelti per il Carnevale, probabilmente anche Gesù era apparso ai suoi contemporanei come un “re folle e sovversivo” che affermava che nel suo regno non vige la logica mondana, nella quale primeggiano i ricchi e potenti, bensì la logica dell’amore che significa farsi ultimi, cioè svuotarsi e affidarsi all’Altro, perdere per guadagnare e servire per regnare. Tuttavia Pietro ci ricorda che lasciare tutto non è semplice, tanto più se sembra non pagare. Lo stesso tempo di Quaresima, che ci accingiamo a vivere, può rischiare di diventare un esercizio masochistico, incentrato su una rinuncia fine a se stessa che serve solo a sentirsi più bravi di altri. Gesù invece ricorda che se lo spogliarsi è dettato dalla predilezione per Lui e per il Vangelo, allora già l’oggi sarà tempo propizio e fecondo di vita eterna, di vita piena. Se la Quaresima sarà riscoperta della persona di Gesù, le rinunce non avranno il sapore del sacrificio perché quando sappiamo per chi agiamo, la vita viene amplificata il centuplo, nonostante lo siano anche le difficoltà.
Siamo cristiani gioiosi o “cristiani che sembrano vivere uno stile di Quaresima senza Pasqua”?
Oggi provo a leggere l’inizio dell’enciclica “Evangelii gaudium”.