San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa
Dal Vangelo di Luca 6,20-26
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».
Commento
Penso alla parola “beato” e alle volte in cui mi capita di sentirla pronunciare: beata è la Vergine Maria e tutti quei fratelli che hanno vissuto una vita in modo esemplare e ci sono da esempio, come il beato Carlo Acutis. Ma capita alle volte di pronunciarla in un’altra accezione, cioè riferendola a qualcuno che si trova in una condizione apparentemente privilegiata, spesso tra l’altro con una punta d’invidia: “beato tu…”. Se la guardiamo da questa prospettiva povertà, fame, pianto, disprezzo non sembrano tanto condizioni di privilegio, anzi tutt’altro! Come posso sentirmi beato se mi trovo in una condizione di povertà? Ciò che ribalta completamente la prospettiva è la risposta di Dio alla mia povertà: quella che lascia libero il cuore perché possa essere riempito dell’amore di Dio facendoci sentire “degni di stima, preziosi ai suoi occhi” e così capaci di amore. Dieci anni fa mi stavo preparando a pronunciare il mio “sì” definitivo all’amore di Dio che mi ha chiamata a donarGli tutta la mia vita. Ricordo di aver cantato il Magnificat, dopo la preghiera di consacrazione, e di aver sentito forte nel cuore quella gioia vera che proviene dalla certezza di essere amata nella mia povertà. Questa è la nostra vera ricchezza. E allora quel “guai a voi” lo sento rivolto a me come avvertimento per tutte le volte che mi lascio riempire o saziare dal superfluo, per le volte in cerco consenso o applauso, per le volte in cui mi aggrappo alle cose e non lascio spazio all’eterno e all’infinito, capaci di saziare fame e sete di felicità. Mi sento “beata” nella mia vita o c’è qualcosa che me lo impedisce?
Oggi prego con il canto “La mia anima canta” e chiedo allo Spirito di donarmi la grazia di sentirmi beata.
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