La Gioia del Vangelo

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martedì 22 novembre 2022

Santa Cecilia, vergine e martire

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Dal Vangelo di Luca 21,5-11
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Commento
Gesù annuncia la distruzione del tempio, non rimarrà roccia di quella casa che gli uomini hanno costruito per contenere il sacro, ornandola di idoli e immagini. Dio uscirà da quella gabbia e tornerà libero, nomade, seguendo il suo popolo come nel deserto. Non serviranno edifici, strutture, sacrifici. Dio prenderà dimora nel cuore degli uomini e li, se accolto, poserà la sua tenda. Forse non è poi un discorso sul futuro, forse è proprio un invito a ciascuno di noi, qui e ora. Sembra voler ripulire la nostra costruzione religiosa fatta di molti concetti, strutture, leggi...non resterà che pietra su pietra. Sembra volerci dire che il regno di Dio è ora, se ci lasciamo abitare dal suo amore, se gli concediamo spazio, se abbandoniamo le difese spogliandoci dalla presunzione di sapere e conoscere dove sta. Serve molta umiltà e demolizione di tutto quell'ammasso di pietre, ori e incensi che in una vita ci siamo costruiti; lascia soli e disorientati abbattere il tempio, anche la propria identità può vacillare, il guadagno è la libertà di una ricerca intima e personale. Serve uno sguardo nuovo capace di scorgere Dio nei posti più remoti, nelle persone più improbabili, nel creato silenzioso e indomabile, nel luogo più intimo di noi stessi.
Chiediamo al Signore il coraggio di abbattere i nostri templi, di aprire uno spazio accogliente dentro di noi, in cui possiamo ritornare ogni giorno e abbandonarci a Lui, senza pretese, senza maschere, liberi di essere e di venir amati.

Oggi posso cercare un luogo ordinario della mia casa dove fermarmi in raccoglimento: invito il Signore a venire nella mia casa, nel mio cuore.
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