In quel tempo, Gesù disse alle folle:
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano:
"Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!".
È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: È indemoniato. È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori.
Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Commento
Mi sembra sempre di poterla scampare con il Vangelo, come con questa Parola, che inizia bene: si rivolge a una folla di coetanei di Gesù, li paragona a bambini e fa cenno a Giovanni. Verrebbe da pensare: beh, non mi riguarda, non sono nella folla e nemmeno coetanea di Gesù, non sono una bambina e di Giovanni Battista c’è né uno e come lui nessuno. Eppure è proprio a me che Gesù si rivolge, a quella folla che abita il mio cuore, a quei miei mille volti di circostanza, a quel mio caos di desideri che sfrecciano da una parte all’altra dell’universo dell’anima come stelle cadenti. Si rivolge a me che un attimo son contenta e l’attimo dopo cambio umore e mi arrabbio per niente, a me che divento euforica per cose di poco conto e mi annoio e scanso quelle più belle per cui varrebbe la pena mettere in gioco la vita. Si rivolge a me che, sia se le cose van bene o che vadano male, non mi va mai bene niente. Gesù oggi vuole dirmi che una vita felice, sapiente, sta nel coraggio di scegliere! Non posso stare seduta a lamentarmi, ma Gesù mi invita ad alzarmi per dare concretezza alla vita. Che il Signore ci doni la sapienza del coraggio di scegliere e la concretezza di vivere. Che ci doni di accorgerci che oltre al velo opaco dei lamenti c’è una vita tutta da accogliere e vivere.
Oggi provo a tacere le lamentele e compiere opere con gratuità e gratitudine.