In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Commento
Spirito Santo, in questo tempo di Pasqua in cui celebriamo il Risorto, spingimi ancor di più a cercarlo, ad ascoltare e gustare la sua parola, a parlargli col cuore, a credere in Lui, per la mia vita.
Questo dialogo mi ricorda quello di Gesù con la samaritana. Lì si parlava di acqua, qui di pane. Passando in entrambi i casi dal livello materiale al segno di una realtà più nascosta e vitale, ed infine a Lui come persona. Un dialogo che è un percorso, non immediato. Ci si deve entrare, domandare, ascoltando e ascoltandosi. E anche qui mi colpisce lo stile di Gesù, il rispetto che ha di noi, pur certo senza rinunciare a dirsi, all'importanza decisiva in gioco. All'inizio gli dicono: "Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?". Ma come? Siamo appena dopo l'episodio della moltiplicazione dei pani, da cui questo dialogo scaturisce. Subito dopo questo brano Gesù dirà: "Voi mi avete visto, eppure non credete". Sì, non basta vedere, e questo è pure rassicurante per noi, che non eravamo lì. Non siamo svantaggiati, anzi. Noi possiamo credere sulla parola di chi l'ha visto, conosciuto e riconosciuto come il vero Pane- della-vita mandato dal Padre, per noi. Di chi l'ha visto dare tutto e morire per amore, e poi di nuovo vivo in mezzo a loro. Possiamo credere per tutti gli uomini e le donne che da allora in poi hanno testimoniato di Lui con una vita risorta, piena, amata, senza paura e tristezza. La fede cristiana non è irragionevole. Posso credere, se lo voglio e con la libertà più assoluta. Ho il coraggio di affidarmi, di rischiare un po' la mia vita con Lui, che per primo vuole dare tutto per me? Non ho voglia di vedere cosa ne può uscire?
Oggi, cerco di ascoltarmi e comprendere com'è la mia "fame di vita".
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