In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All’ora della cena, mandò il servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”. Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”. Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”. Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
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Commento
Manda il tuo Spirito, fa crescere in me l’attesa, rendimi sensibile alla chiamata, fa esplodere il cuore di gioia per l’invito a far festa con il Signore.
Quando ascolto questa parabola, non posso non sentirmi chiamato in causa. Anch’io tante volte mi invento scuse: ho da fare, devo pensare ai miei progetti, alle mie sicurezze, o la miglior scusa: non essere ancora pronto. E così rischio di chiudere la porta in faccia a Dio che mi invita a sedermi con Lui, a gustare una festa che non ho meritato, ma che mi è donata. È scomodo accettare: significa riconoscere che non mi salvo da solo, che ho bisogno di Lui. Mi colpisce che alla fine siano chiamati poveri, storpi, ciechi e zoppi: persone fragili, escluse, che però diventano protagoniste del banchetto. Forse Dio mi vuole ricordare che è proprio nelle mie fragilità che Lui può entrare, che non devo vergognarmi di essere piccolo, imperfetto, bisognoso, ma anzi il nostro bisogno di essere redenti è la verità di quello che siamo. Mi consola pensare che il Regno non è per chi ha tutto in ordine, ma per chi si lascia sorprendere da un invito che sembra impossibile. Oggi voglio smettere di rimandare: la festa è pronta, e c’è un posto anche per me.
Organizzo una cena o un pranzo con gli amici e comincio con una semplice preghiera di ringraziamento prima del pasto.
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