La Gioia del Vangelo

Spirito del Maestro, scendi su di me e insegnami a pregare Dio chiamandolo con il nome di Padre.

Questa pagina ha una profondità unica, non paragonabile ad altre: ci introduce nel mistero della paternità di Dio, un mistero che supera ogni parola e ogni comprensione umana. Di fronte a esso provo timore, come se a un semplice imbianchino venisse chiesto di commentare il Giudizio Universale di Michelangelo o un capolavoro di Caravaggio. Eppure credo che sia proprio la semplicità l’atteggiamento giusto per contemplare la grandezza di questa pagina: la stessa semplicità dei discepoli che si avvicinano a Gesù e gli chiedono, con umiltà, di insegnare loro a pregare. Una semplicità che è come lasciarsi prendere in braccio da Dio, che possiamo chiamare con fiducia Padre.
E in un mondo complesso e pieno di problemi, questa semplicità diventa forza: riconoscere di essere figli dello stesso Padre e fratelli nell’unico Signore può aiutarci a costruire risposte nuove, autentiche e profonde. Anche se abbiamo in mano un rullo da pittore invece che il pennello di un grande artista, la consapevolezza di appartenere a Lui può trasformare il nostro essere Chiesa in un vero capolavoro.

Oggi voglio lasciare che una parola del Padre nostro orienti i miei pensieri e le mie azioni. Così la preghiera dei figli diventa, in semplicità, vita concreta: può essere perdono da offrire, pane da condividere, fraternità da costruire.